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Categoria: Cultura e Turismo

Arte e Cultura le chiavi della Riqualificazione Urbana

arte e cultura

Il pic­co­lo bor­go sici­lia­no di Fava­ra, che dal 2010 ha visto nasce­re il cen­tro cul­tu­ra­le indi­pen­den­te Farm Cul­tu­ral Park, si è aggiu­di­ca­to il pre­mio Human City Desi­gn Awards di Seoul. Fava­ra è diven­ta­to negli anni un impor­tan­te pun­to di rife­ri­men­to per il mon­do cul­tu­ra­le con­tem­po­ra­neo e sim­bo­lo di riqua­li­fi­ca­zio­ne urba­na e rina­sci­ta: un vero e pro­prio museo di arte con­tem­po­ra­nea all’a­per­to. I pro­get­ti del­lo Human City Desi­gn Awards riguar­da­no temi e con­cet­ti lega­ti alla soste­ni­bi­li­tà, alla respon­sa­bi­li­tà ambien­ta­le, socia­le e alla cul­tu­ra come solu­zio­ne per incre­men­ta­re la qua­li­tà e il benes­se­re del­la vita.
Un esem­pio poco cono­sciu­to di riqua­li­fi­ca­zio­ne urba­na in Tosca­na è il pic­co­lo pae­si­no di Ghiz­za­no in pro­vin­cia di Pisa che ha visto la pro­pria rina­sci­ta gra­zie alla col­la­bo­ra­zio­ne tra arti­sti, cura­to­ri, isti­tu­zio­ni e abi­tan­ti del luo­go. Non tut­ti san­no, infat­ti, che que­sto bor­go è diven­ta­to un museo d’ar­te a cie­lo aper­to ad ope­ra di tre arti­sti inter­na­zio­na­li: Ali­c­ja Kwa­de, David Trem­lett e Patrick Tut­to­fuo­co. Gli arti­sti e i cit­ta­di­ni sono sta­ti chia­ma­ti a par­te­ci­pa­re a que­sto gran­de pro­get­to di rige­ne­ra­zio­ne cul­tu­ra­le attra­ver­so la crea­zio­ne e l’installazione di scul­tu­re, wall dra­wings e affreschi.
Dal­l’u­nio­ne tra il Comu­ne di Mon­te­var­chi e Moa­con­cept, brand di snea­kers e street appa­rel, è nato un recen­tis­si­mo pro­get­to di riqua­li­fi­ca­zio­ne urba­na in Tosca­na: Moa­con­cept Tri­bu­te. In que­sto caso sono sta­ti coin­vol­ti Street Artists inter­na­zio­na­li ed emer­gen­ti con lo sco­po di miglio­ra­re le zone del­la cit­tà più abban­do­na­te e tra­scu­ra­te, e con l’intento di uti­liz­za­re l’ar­te come mez­zo di comu­ni­ca­zio­ne di mes­sag­gi socia­li, qua­li l’e­man­ci­pa­zio­ne e la rivi­ta­liz­za­zio­ne ambien­ta­le. La volon­tà è quel­la di crea­re una com­mu­ni­ty di cit­ta­di­ni, soprat­tut­to tra i più gio­va­ni, che si pos­sa­no sen­ti­re par­te inte­gran­te del­la socie­tà: la cul­tu­ra come sim­bo­lo di aggre­ga­zio­ne e svi­lup­po sociale.


Caro­li­na Trot­ta & Ila­ria Belloni

Museo della Città di Livorno

Museo della Città | Livorno

Inau­gu­ra­to il 30 Apri­le 2018 il Museo del­la Cit­tà di Livor­no fa par­te, insie­me alla Biblio­te­ca Comu­na­le, del Polo Cul­tu­ra­le dei Bot­ti­ni del­l’O­lio, inca­sto­na­to nel cuo­re del­lo sto­ri­co quar­tie­re del­la Vene­zia Nuova.
La strut­tu­ra musea­le tro­va spa­zio all’interno dell’antico edi­fi­cio dei Bot­ti­ni dell’Olio, ristrut­tu­ra­to ed amplia­to, un gran­de depo­si­to olea­rio set­te­cen­te­sco volu­to dal Gran­du­ca Cosi­mo III, con ampi ambien­ti e vol­te a cro­cie­ra, un tem­po adi­bi­ti alla con­ser­va­zio­ne dell’olio ed oggi luo­go dedi­ca­to ad espo­si­zio­ni temporanee.
All’interno del­la ex Chie­sa del Luo­go Pio, è col­lo­ca­ta inve­ce la pre­zio­sa col­le­zio­ne per­ma­nen­te d’Arte Con­tem­po­ra­nea. Gli ambien­ti baroc­chi del­la chie­sa scon­sa­cra­ta, a fian­co dei Bot­ti­ni dell’Olio e con que­sti col­le­ga­ti, ospi­ta­no dipin­ti e scul­tu­re di arti­sti ita­lia­ni famo­si a livel­lo inter­na­zio­na­le pro­ve­nien­ti dall’ex Museo Pro­gres­si­vo di Vil­la Maria di Livor­no, un pro­get­to musea­le per l’arte d’avanguardia che pre­se for­ma negli anni 1974/1975 e si con­clu­se alla fine degli anni ‘80 del ‘900.
Fra le ope­re pro­ve­nien­ti dal Museo di Vil­la Maria si anno­ve­ra il Gran­de Ret­ti­le di Pino Pasca­li e impor­tan­ti lavo­ri di Pie­ro Man­zo­ni, Enri­co Castel­la­ni, Gior­gio Grif­fa, Mario Nigro, Tan­cre­di Par­meg­gia­ni, Mino Tra­fe­li, Giu­sep­pe Unci­ni, Emi­lio Vedo­va e Gian­fran­co Baru­chel­lo fra gli altri.
All’interno del­le sale del Museo la Coo­pe­ra­ti­va Iti­ne­ra pro­get­ta e orga­niz­za visi­te gui­da­te ed even­ti per adul­ti e fami­glie, uni­ti a labo­ra­to­ri didat­ti­ci tema­ti­ci, pen­sa­ti per le scuo­le di ogni ordi­ne e gra­do, che riguar­da­no sia la col­le­zio­ne per­ma­nen­te di Arte Con­tem­po­ra­nea che le varie mostre temporanee.

Per infor­ma­zio­ni e con­tat­ti con­sul­ta­re la pagi­na Face­book:
https://​www​.face​book​.com/​m​u​s​e​o​d​e​l​l​a​c​i​t​t​a​d​i​l​i​v​o​rno


Testo: Sil­via Michelucci

Museo delle Miniere di Montecatini Val di Cecina

Nel cuo­re del­la Tosca­na, a 1 km dal pic­co­lo bor­go di Mon­te­ca­ti­ni Val di Ceci­na, esi­ste un luo­go sen­za tem­po che rac­con­ta il lavo­ro e la fati­ca degli uomi­ni: la Minie­ra di Rame di Caporciano.
La sto­ri­ca minie­ra era sud­di­vi­sa in die­ci livel­li e com­pren­de­va una rete di gal­le­rie sot­ter­ra­nee di 35 km che rag­giun­ge­va una pro­fon­di­tà mas­si­ma di 315 metri. Le testi­mo­nian­ze dell’attività estrat­ti­va del­la zona risal­go­no all’e­po­ca etru­sca ma è sol­tan­to nell’800 che la minie­ra ha avu­to il perio­do di mag­gior splen­do­re, fino a diven­ta­re la più ric­ca e impor­tan­te dell’Europa del tempo. 
Il sito mine­ra­rio è rima­sto atti­vo fino al 1907 e, dopo inter­ven­ti di recu­pe­ro, è diven­ta­to zona di inte­res­se archeo­lo­gi­co e indu­stria­le e Museo del­le Minie­re. Le aree visi­ta­bi­li ad oggi sono: par­ti del­le Gal­le­rie e del­le Strut­tu­re Otto­cen­te­sche, la Tor­re di Poz­zo Alfre­do (il prin­ci­pa­le poz­zo di estra­zio­ne) e la Chie­sa di San­ta Bar­ba­ra (patro­na dei minatori).
Duran­te la visi­ta gui­da­ta è pos­si­bi­le riper­cor­re­re a pie­di alcu­ni km del­le gal­le­rie dei mina­to­ri fino ad arri­va­re all’af­fa­sci­nan­te “Pan­cia del­la Bale­na”, una gal­le­ria sca­va­ta nel­la roc­cia e cir­con­da­ta dal­le cen­ti­ne in fer­ro uti­liz­za­te per met­te­re in sicu­rez­za il lavo­ro di scavo.
Il Poz­zo Alfre­do rag­giun­ge­va i 315 metri di pro­fon­di­tà ed era azio­na­to da una mac­chi­na a vapo­re. Oggi, del­la strut­tu­ra inter­na, sono anco­ra visi­bi­li gli ingra­nag­gi e i mastel­li che azio­na­va­no il mec­ca­ni­smo di estrazione.
All’in­ter­no dell’oratorio del­la Chie­sa di San­ta Bar­ba­ra è custo­di­ta la tela del­la Madon­na di Gua­da­lu­pe, impor­tan­te ope­ra del pit­to­re mes­si­ca­no Juan Rodrí­guez Xuá­rez e una del­le poche testi­mo­nian­ze arri­va­te in Ita­lia del model­lo ico­no­gra­fi­co mes­si­ca­no dell’apparizione del­la Ver­gi­ne di Guadalupe.

Per infor­ma­zio­ni e con­tat­ti con­sul­ta­re il sito web o la pagi­na Face­book:

Livorno Experience. Vivere le terre d’acqua

Il nuo­vo sito, un video, una map­pa e una gui­da turi­sti­ca: sono i pri­mi pro­dot­ti dell’Am­bi­to Ter­ri­to­ria­le di Livor­no, lo stru­men­to di orga­niz­za­zio­ne turi­sti­ca nato per gesti­re in for­ma asso­cia­ta l’in­for­ma­zio­ne e l’ac­co­glien­za, costi­tui­to dal Comu­ne di Livor­no, qua­le capo­fi­la, e dai Comu­ni di Col­le­sal­vet­ti e Capra­ia Isola.

Il video nar­ra l’identità del ter­ri­to­rio attra­ver­so un viag­gio auten­ti­co nei luo­ghi, sapo­ri e tra­di­zio­ni di Livor­no, Iso­la di Capra­ia e Col­le­sal­vet­ti, le ter­re d’acqua del­la Tosca­na; la map­pa e la gui­da saran­no pre­sto dispo­ni­bi­li in for­ma­to car­ta­ceo, ad oggi sono dispo­ni­bi­li online.

L’Ambito Ter­ri­to­ria­le di Livor­no ha scel­to l’acqua come l’elemento con­dut­to­re che uni­sce que­ste ter­re e l’idea è che sia la chia­ve per la pro­mo­zio­ne, valo­riz­za­zio­ne e pro­get­ta­zio­ne dell’iden­ti­tà del ter­ri­to­rio livor­ne­se, dove il mare e le col­li­ne sono i pro­ta­go­ni­sti indi­scus­si e devo­no diven­ta­re gli ele­men­ti d’eccezione di attrat­ti­vi­tà turistica.

Il turi­smo rap­pre­sen­ta il futu­ro per un ter­ri­to­rio come il nostro” ha affer­ma­to l’As­ses­so­re al Turi­smo e Com­mer­cio del Comu­ne di Livor­no Roc­co Garu­fo, duran­te la con­fe­ren­za stam­pa tenu­ta­si oggi, 23 Apri­le, dove sono sta­ti pre­sen­ta­ti i pri­mi pro­dot­ti del progetto.

Coop. Iti­ne­ra è part­ner di un pro­get­to dell’ATI che ha segui­to la Star­tup di Ambi­to Ter­ri­to­ria­le, il pro­get­to è sta­to coor­di­na­to da Lau­ra Giu­lia­no, respon­sa­bi­le del Set­to­re Turi­smo all’interno di Coop. Iti­ne­ra, con il sup­por­to del­la Segre­te­ria d’Ambito pre­si­dia­ta da Mar­ta Chirici.

Le par­ti di edi­to­ria­le e di gra­fi­ca del­la map­pa, del video e del­la gui­da sono sta­te rea­liz­za­te in col­la­bo­ra­zio­ne con Raf­fae­le Com­mo­ne (Stu­dio Meteora).

Il video è sta­to diret­to da Simo­ne Cam­pa­nel­la (Video Blitz).

I testi del­la gui­da sono sta­ti redat­ti da Fede­ri­ca Fal­chi­ni, Valen­ti­na La Sal­via e Giae­le Muli­na­ri di Coop. Itinera.

Capraia: visioni e identità

Capra­ia: visio­ni e identità
Lavo­ri in cor­so per un cen­tro di docu­men­ta­zio­ne dell’isola

Regio­ne Tosca­na – asses­so­ra­to Cul­tu­ra e Università
Comu­ne di Capraia
A cura di Coop Itinera

Il saba­to 5 e dome­ni­ca 6 set­tem­bre a Capra­ia vie­ne pre­sen­ta­to il pro­get­to del­la Regio­ne Tosca­na e del Comu­ne di Capra­ia, deno­mi­na­to Capra­ia : Visio­ni e Iden­ti­tà, rea­liz­za­to dal­la Coop Iti­ne­ra. Il 6 in par­ti­co­la­re, pres­so il com­ples­so di San­t’An­to­nio, alla pre­sen­za del­la Vice Pre­si­den­te del­la Regio­ne Tosca­na Moni­ca Bar­ni e del Diret­to­re Rober­to Fer­ra­ri si svol­ge­rà un inte­res­san­te con­ve­gno sui temi affron­ta­ti dal pro­get­to, che sono appun­to la rico­stru­zio­ne del­la sto­ria dell’isola, l’importanza di una rico­gni­zio­ne di tut­te le fon­ti docu­men­ta­rie che riguar­da­no la Capra­ia, dedi­can­do uno spa­zio par­ti­co­la­re al tema dell’antico dia­let­to capra­ie­se oggi scom­par­so. Inol­tre sarà pre­sen­ta­ta la nuo­va biblio­te­ca di Capra­ia, uno dei risul­ta­ti del pro­get­to e nuo­vo luo­go di rife­ri­men­to per appro­fon­di­men­ti e ricer­che o sem­pli­ce acces­so alla cono­scen­za e alle lettura.

Il pro­get­to nel suo com­ples­so ha l’obiettivo di ricom­por­re il rac­con­to di Capra­ia, fat­to di sto­rie, imma­gi­ni, testi­mo­nian­ze, stu­di, docu­men­ti. L’isola, cono­sciu­ta da mol­ti come meta esti­va di vacan­za ha una sto­ria inte­res­san­te da rac­con­ta­re: a par­ti­re dal­le vicen­de dell’isola di Capra­ia, dal pas­sa­to anche più recen­te e dal dia­let­to che un tem­po si par­la­va, è pos­si­bi­le anche ren­de­re più com­pren­si­bi­le l’atmosfera pecu­lia­re che qui anco­ra si respi­ra, fat­ta di per­so­ne, di case, di splen­di­di scor­ci di pae­sag­gio, di luce, di pro­fu­mi e di mare.

Con que­ste pre­mes­se è sta­to avvia­to e rea­liz­za­to il bel pro­get­to visio­ni e iden­ti­tà, che pone soli­de basi per ren­de­re vera­men­te acces­si­bi­le il ric­co patri­mo­nio riguar­dan­te l’isola, fat­to di docu­men­ti, mate­ria­li di archi­vio, imma­gi­ni, ricer­che e stu­di che nel tem­po sono sta­ti pro­dot­ti gra­zie al lavo­ro di sto­ri­ci appas­sio­na­ti. Il lavo­ro è sta­to rea­liz­za­to dal­la coop Iti­ne­ra pro­prio con il coin­vol­gi­men­to di chi nel tem­po ha lavo­ra­to all’ap­pro­fon­di­men­to degli aspet­ti sto­ri­ci dell’isola, ma anche di colo­ro che testi­mo­nia­no con il loro quo­ti­dia­no l’amore e l’attaccamento a Capra­ia e che han­no rac­con­ta­to la loro visio­ne, uni­ca, dell’isola.

Un lavo­ro appas­sio­na­to e appas­sio­nan­te che ci augu­ria­mo pos­sa esse­re apprez­za­to da tut­ti. I pro­get­ti cul­tu­ra­li come que­sto han­no il com­pi­to di dare risal­to all’au­ten­ti­ci­tà del ter­ri­to­rio alla sua nar­ra­zio­ne e com­pren­sio­ne, con il pro­po­si­to anche di amplia­re la par­te­ci­pa­zio­ne socia­le e di raf­for­za­re il sen­so iden­ti­ta­rio, per­met­ten­do anche di com­pren­de­re fat­to­ri cri­ti­ci, sfi­de aper­te, in par­ti­co­la­re quel­le lega­te alla capa­ci­tà di accre­sce­re real­men­te i livel­li di acces­so e di frui­zio­ne del patri­mo­nio cul­tu­ra­le e il gra­do di par­te­ci­pa­zio­ne del­le comunità.

Ecco quin­di che la crea­zio­ne di una biblio­te­ca per Capra­ia, che il pro­get­to pre­ve­de, con­se­gne­rà un luo­go essen­zia­le di coe­sio­ne socia­le, in cui la comu­ni­tà loca­le si rico­no­sce e si rive­la, attra­ver­so l’accesso a tut­te le fon­ti docu­men­ta­rie, le sto­rie, le imma­gi­ni, gli archi­vi docu­men­ta­ri, che nel loro insie­me ci resti­tui­sco­no il filo ros­so che lega tut­ta l’affascinante vicen­da dell’isola di Capra­ia, uni­ca, come solo quel­le del­le iso­le san­no essere.

Il pro­get­to ha pre­vi­sto inol­tre la rea­liz­za­zio­ne di un volu­me VISIONIIDENTITA’, rea­liz­za­to da Fran­ce­sco Levy, foto­gra­fo, e Mar­ghe­ri­ta Neri, antro­po­lo­ga, fat­to di ritrat­ti e imma­gi­ni del­la Capra­ia attua­le, com­ple­ta­to con inter­vi­ste e rac­con­ti regi­stra­ti sul cam­po dedi­ca­to agli aspet­ti rile­van­ti dell’attuale rac­con­to del­la Capra­ia, con­se­gnan­do un ritrat­to com­po­si­to ma genui­no dell’isola, obbli­gan­do­ci a por­re più atten­zio­ne anche ai suoi abi­tan­ti e alle loro vicen­de, anche per­so­na­li, che diven­ta­no in que­sto caso, memo­ria collettiva.

Capraia Visioni e Identità

Montecatini Val di Cecina, un tesoro nascosto della Toscana

Mon­te­ca­ti­ni Val di Ceci­na è un luo­go tut­to da visi­ta­re: un pic­co­lo bor­go tosca­no con una gran­de sto­ria cir­con­da­to da un pae­sag­gio natu­ra­le di gran­de fasci­no. Una tap­pa da non per­de­re per tut­ti colo­ro che cer­ca­no tran­quil­li­tà e cono­sce­re la qua­li­tà cul­tu­ra­le di que­sta regio­ne. La Minie­ra di rame con le sue anti­che gal­le­rie ed i suoi ampi spa­zi, rap­pre­sen­ta la par­ti­co­la­ri­tà di que­sto territorio.
Si rin­gra­zia Gabrie­le Cian­dri per il bel­lis­si­mo video rea­liz­za­to gra­zie alla pro­mo­zio­ne del Comu­ne di Mon­te­ca­ti­ni Val Di Ceci­na ed alla col­la­bo­ra­zio­ne del­la coo­pe­ra­ti­va Itinera.

Webinar: Innovare Cultura

Inno­va­re nel cam­po del­la Cul­tu­ra non è più solo una pos­si­bi­li­tà ma un impe­ra­ti­vo per il futu­ro per tut­te le coo­pe­ra­ti­ve del set­to­re che han­no visto muta­re improv­vi­sa­men­te lo sce­na­rio di rife­ri­men­to. Inno­va­re, quin­di, con­si­de­ran­do la neces­si­tà di imma­gi­na­re visio­ni diver­se, nuo­vi model­li di pro­du­zio­ne e di frui­zio­ne, nuo­vi spa­zi di siner­gia tra fun­zio­ne pub­bli­ca e ruo­lo del pri­va­to, nuo­ve tec­no­lo­gie come stru­men­to di supporto.
Nel webi­nar “Inno­va­re Cul­tu­ra” in pro­gram­ma mar­te­dì 19 mag­gio 2020, a par­ti­re dal­le ore 16.00, avvia­mo la discus­sio­ne e il con­fron­to insie­me ad esper­ti e coo­pe­ra­to­ri del set­to­re. Tra gli ospiti:

  • Cri­sti­na Da Mila­no, Esper­ta di Comu­ni­ca­zio­ne e didat­ti­ca musea­le, Pre­si­den­te di ECCOM idee per la Cultura
  • Anna­li­sa Cicer­chia, Docen­te di Mana­ge­ment del­le impre­se crea­ti­ve Facol­tà di Eco­no­mia – Uni­ver­si­tà di Roma Tor Vergata
  • Anto­nel­la Agno­li, Con­su­len­te bibliotecaria
  • Rug­ge­ro Sin­to­ni, Acca­de­mia Per­du­ta Roma­gna Teatri
  • Danie­la Via­nel­li, Coop Itinera
  • Gio­van­na Bar­ni, Pre­si­den­te Coo­p­Cul­tu­re e CulTurMedia 

Per par­te­ci­pa­re al webi­nar clic­ca­re sul link ripor­ta­to di seguito:
Lega­coop Nazionale3 is invi­ting you to a sche­du­led Zoom meeting.
Topic: Culturmedia
Time: May 19, 2020 04:00 PM Rome
Join Zoom Meeting
https://​us02​web​.zoom​.us/​j​/​8​2​6​5​9​7​8​9​9​3​8​?​p​w​d​=​U​E​J​q​W​H​l​y​O​E​N​j​T​G​g​z​U​X​Z​W​e​j​d​U​c​W​1​I​d​z09

Per infor­ma­zio­ni scri­ve­re a i

Innovare Cultura

Giovambattista Bracelli, un precursore del surrealismo nella Livorno del Seicento

Alfabeto Figurato Braccielli

— Fede­ri­ca Falchini —

I seco­li più splen­den­ti per la cit­tà di Livor­no, è noto, sono il Sei­cen­to e il Set­te­cen­to. In quei seco­li la cit­tà non smet­te di bril­la­re sot­to la poten­za del por­to e del­le sue eso­ti­che e pre­zio­se mer­ci insie­me alle qua­li arri­va­no in cit­tà popo­li pro­ve­nien­ti da ogni ango­lo del Medi­ter­ra­neo che arric­chi­sco­no la sua gio­va­ne avven­tu­ra di cen­tro portuale. 
Pro­prio nei pri­mi anni del Sei­cen­to anche tan­ti arti­sti capi­ta­no a Livor­no per lo più inci­so­ri, attrat­ti dal­la com­mit­ten­ze ric­che e poten­ti di amba­scia­to­ri o prin­ci­pi che richie­do­no vedu­te del por­to e poi più tar­di nel Set­te­cen­to, fan­ta­sti­che quan­to irrea­li, vedu­te del quar­tie­re del­la Nuo­va Vene­zia. Le inci­sio­ni del fran­ce­se Jac­ques Cal­lot e del suo emu­lo Ste­fa­no Del­la Bel­la sono quel­le più cono­sciu­te e apprez­za­te oltre i con­fi­ni toscani. 
Arri­va nel­la nostra cit­tà anche un arti­sta fio­ren­ti­no, Gio­van­bat­ti­sta Bra­cel­li, inci­so­re e pit­to­re, il cui lavo­ro for­se più noto è il sof­fit­to del­la Gal­le­ria di Casa Buo­nar­ro­ti a Firen­ze. Sap­pia­mo anco­ra oggi pochis­si­mo del­la sua vita e del­la sua arte, ma ci basta quel poco, per defi­nir­lo un genio del suo tem­po, o se voglia­mo, addi­rit­tu­ra un pre­cur­so­re del sur­rea­li­smo, cubi­smo e Dadai­smo insie­me. Una sor­ta di pro­di­gio. Dimen­ti­ca­to per seco­li dal­la cri­ti­ca arti­sti­ca dal­la sua mor­te in poi, acca­de che nel 1963 Tri­stan Tza­ra, mem­bro fon­da­to­re insie­me ad altri del Dadai­smo nel Cafè Vol­tai­re di Zuri­go, pub­bli­ca un fac-simi­le di un suo album di inci­sio­ni, stam­pa­to a Livor­no nel 1624 e dedi­ca­to a Pie­tro de’ Medici. 
L’at­ten­zio­ne che Tza­ra rivol­ge a Bra­cel­li è signi­fi­ca­ti­va e pun­tua­le, por­tan­do­ci ad ammet­te­re quan­to sia cal­zan­te il riman­do del­l’ar­te di Bra­cel­li con le avan­guar­die che sta­va­no scon­vol­gen­do il mon­do del­l’ar­te europea.
La pre­zio­sa pub­bli­ca­zio­ne s’in­ti­to­la Biz­zar­rie di varie figu­re ed è a dir poco rara, ne esi­sto­no pochis­si­mi esem­pla­ri, oltre che igno­ra­ta dal­la cri­ti­ca uffi­cia­le, fat­ta ecce­zio­ne per uno stu­dio del 1929 del cri­ti­co d’ar­te Ken­neth Clark. Si trat­ta di 50 inci­sio­ni rac­col­te insie­me, ognu­na del­le qua­li mostra due figu­re uma­noi­di che si ‘affron­ta­no’ in una sor­ta di duel­lo dan­zan­te, o in una bre­ve scher­ma­glia teatrale. 
L’i­co­no­gra­fia del duel­lo scher­zo­so pro­vie­ne in que­sti anni dal­la Com­me­dia del­l’Ar­te e si ritro­va anche in alcu­ne com­po­si­zio­ni di Cal­lot, ma è la fat­tu­ra dei per­so­nag­gi che tra­va­li­ca ogni aggan­cio sicu­ro con l’ar­te del tem­po. Sono uma­noi­di, o comun­que figu­re pseu­do uma­ne sche­le­tri­che robo­ti­che fat­te di cubi, fiam­me, cate­ne, gan­ci e per­fi­no uten­si­li da cuci­na. Uno scher­zo, un capric­cio sei­cen­te­sco ma del tut­to ori­gi­na­le per­ché le figu­re di Bra­cel­li sono vera­men­te tan­te quan­to è gran­de la sua fan­ta­sia. Uni­ca­men­te Luca Cam­ba­sio ave­va dipin­to due figu­re ‘cubi­ste’ ma si era fer­ma­to lì e ad oggi ha una fama esa­ge­ra­ta­men­te supe­rio­re a Bra­cel­li. Un arti­sta la cui fan­ta­sia si può lega­re all’ar­te del Sei­cen­to, come lo solo le stra­ne com­po­si­zio­ni di Arcim­bol­do che mai però conob­be, e in gra­do di vola­re attra­ver­so seco­li, sot­ter­ra­neo e silen­te, per ricom­pa­ri­re nel­le astra­zio­ni e figu­re del­l’ar­te nove­cen­te­sca più tra­sgres­si­va e innovativa.

Bizzarie di Varie Figure (1624)
Biz­za­rie di Varie Figu­re (1624)

Teatri storici a Livorno

Teatro Goldoni

— Danie­la Vianelli —

Livor­no è una cit­tà che può van­ta­re un pas­sa­to e un’interessante sto­ria lega­ta al teatro.
ll pri­mo tea­tro fu il San Seba­stia­no, o del­le Com­me­die, rea­liz­za­to alla metà del XVII seco­lo, tra­sfor­man­do poco più che uno stan­zo­ne in una cavea con tan­to di pal­chet­ti sud­di­vi­si in 4 ordi­ni bas­si ed angu­sti. Un pri­mo spa­zio sce­ni­co dun­que, ubi­ca­to nel­le imme­dia­te vici­nan­ze di por­ta Colon­nel­la, all’imboccatura del por­to su pro­get­to del capo­ma­stro Raf­fel­lo Tenagli.
Pochi anni più tar­di ven­ne aper­to, nel­la zona del­la Vene­zia, un nuo­vo tea­tro det­to dap­pri­ma degli Arme­ni, per la vici­nan­za del­la chie­sa omo­ni­ma, poi degli Avva­lo­ra­ti, dall’Accademia che ne assun­se la gestio­ne. Inau­gu­ra­to nel 1782 fu costrui­to per ini­zia­ti­va dell’imprenditore Gae­ta­no Bic­chie­rai. Il nuo­vo luo­go di spet­ta­co­lo, rispon­den­te alle esi­gen­ze sce­ni­che e di rap­pre­sen­tan­za del­la clas­se bor­ghe­se, pote­va van­ta­re una sala con cin­que ordi­ni di pal­chi, men­tre all’esterno, la fac­cia­ta in rilie­vo evi­den­zia­va in modo ele­gan­te, la pre­sen­za in cit­tà di un vero e pro­prio tea­tro, tem­pio lai­co del­la bor­ghe­sia al pote­re. Nono­stan­te le buo­ne inten­zio­ni l’Avvalorati, dal­la secon­da metà dell’Ottocento, decad­de pro­gres­si­va­men­te, insie­me al deca­de­re del quar­tie­re del­la Vene­zia. Stes­sa tri­ste sor­te fu riser­va­ta all’altro bel tea­tro rea­liz­za­to poco lon­ta­no dagli Avva­lo­ra­ti, ovve­ro il Tea­tro dei Flo­ri­di, sem­pre dal nome dell’Accademia omo­ni­ma, det­to poi comu­ne­men­te San Mar­co, inau­gu­ra­to nel 1806 nell’area risul­tan­te dal­la lot­tiz­za­zio­ne del Rivel­li­no di San Mar­co. Con i suoi 136 pal­chi rigo­ro­sa­men­te sud­di­vi­si in cin­que ordi­ni, era uno dei più gran­di e armo­ni­ci d’Italia.
Le vicen­de del tea­tro ebbe­ro alti e bas­si; dopo un avvio inten­so, con spet­ta­co­li di prim’ordine, il San Mar­co conob­be vari momen­ti di abban­do­no ciò comun­que non impe­dì che nel 1921 la sua sala ospi­tas­se il pri­mo con­gres­so del Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no, subi­to dopo la sto­ri­ca scis­sio­ne del Par­ti­to Socia­li­sta pres­so il tea­tro Goldoni. 
Un nuo­vo tea­tro, il Ros­si­ni, nel­la via dei Ful­gi­di, nome dell’Accademia che acqui­stò l’edificio e si occu­pò quin­di del­la vita del­la sua atti­vi­tà, fu inau­gu­ra­to nel 1842. Pro­get­ta­to da Inno­cen­zo Gra­gna­ni, si carat­te­riz­zò sem­pre per la sua par­ti­co­la­re ele­gan­za, sia nel pro­spet­to che nel­le deco­ra­zio­ni inter­ne e nell’articolazione degli spa­zi e nell’arredo. Si trat­ta­va di un tea­tro di mode­ste dimen­sio­ni, con 130 pal­chet­ti distri­bui­ti in cin­que ordi­ni, che comun­que ebbe una ric­ca pro­gram­ma­zio­ne spettacolare. 
L’unico gran­de tea­tro otto­cen­te­sco che si è, pos­sia­mo dire, mira­co­lo­sa­men­te sal­va­to dal­la guer­ra è il Tea­tro Gol­do­ni inau­gu­ra­to nel 1847 su pro­get­to dell’architetto Giu­sep­pe Cap­pel­li­ni, su man­da­to dei fra­tel­li Capo­ra­li. Il tea­tro, diur­no e not­tur­no, a somi­glian­za di quel­li di Vene­zia e Trie­ste, era tra i più bel­li e gran­dio­si d’Italia. All’interno era sta­ta rica­va­ta una vasta sala desti­na­ta all’accademia Filar­mo­ni­ca, poi deno­mi­na­ta comu­ne­men­te Gol­do­net­ta, dove pote­va­no esse­re rea­liz­za­te del­le rap­pre­sen­ta­zio­ni per un ristret­to nume­ro di spettatori. 
Se il Ros­si­ni e il Gol­do­ni nell’Ottocento era­no sta­ti con­ce­pi­ti come tea­tri salot­to, un altro obiet­ti­vo era senz’altro alla base del pro­get­to di un nuo­vo tea­tro costrui­to a Livor­no nel­la secon­da metà del seco­lo: il Poli­tea­ma. Aper­to nel 1878, l’edificio si pre­sen­ta­va in toni mode­sti anche se non fu mode­sta la sua atti­vi­tà: infat­ti, in ono­re all’etimo esat­to del suo nome, “mol­ti spet­ta­co­li”, il Poli­tea­ma ospi­tò un gran­dis­si­mo nume­ro di per­for­man­ce. La sua strut­tu­ra, con un’intelaiatura di fer­ro, era sta­ta con­ce­pi­ta pro­prio per poter acco­glie­re spet­ta­co­li di ogni gene­re: pro­sa, liri­ca, ma anche spet­ta­co­li cir­cen­si, per­met­ten­do anche l’esibizione di acro­ba­ti, attra­ver­so un com­pli­ca­to siste­ma di tra­bea­zio­ne aerea, con tiran­ti. Per com­ple­ta­re la ras­se­gna dei luo­ghi di spet­ta­co­lo del­la cit­tà non pos­sia­mo tra­scu­ra­re le are­ne, ovve­ro i tea­tri diur­ni, anch’essi come il Poli­tea­ma, di stam­po popo­la­re, ma mol­to fre­quen­ta­te dal­la cit­ta­di­nan­za, luo­ghi di spet­ta­co­lo vita­li e dina­mi­ci. Una pri­ma are­na, l’Are­na Labro­ni­ca, fu rea­liz­za­ta lun­go i fos­si, nel­la zona attual­men­te occu­pa­ta dal Mer­ca­to Cen­tra­le, ad ope­ra di due impren­di­to­ri, Giu­sep­pe Bal­za­no e Ale­san­do Baga­gli, che dopo aver­la ven­du­ta nel 1838 ne costrui­ro­no una secon­da, tra via Mon­ta­na­ra e via Cur­ta­to­ne, deno­mi­na­ta Tea­tro degli Acque­dot­ti, poi Are­na Alfie­ri, in un’area più decen­tra­ta, lun­go il via­le dei Con­dot­ti Nuo­vi, attua­le via­le Carducci. 
Nel 1863 fu inau­gu­ra­ta l’Arena Gari­bal­di, in via degli Asi­li, simi­le per strut­tu­ra a quel­la di via­le degli Acque­dot­ti. Lo spet­ta­co­lo di aper­tu­ra fu rea­liz­za­to dal­la com­pa­gnia di Erne­sto Ros­si. Un ini­zio che pote­va far ben spe­ra­re ma che inve­ce non fu di buon auspi­cio, tan­to che ben pre­sto il tea­tro ven­ne abban­do­na­to, for­se, come dice il Piom­ban­ti, per la posi­zio­ne non mol­to felice.
Appa­re dun­que evi­den­te che il cli­ma del­la cit­tà era deci­sa­men­te favo­re­vo­le agli spet­ta­co­li; il mol­ti­pli­car­si di spa­zi dedi­ca­ti al tea­tro e la ric­ca offer­ta di pro­gram­ma­zio­ni dimo­stra quan­to la piaz­za livor­ne­se fos­se uno dei luo­ghi di eccel­len­za di que­sta arte, una tap­pa d’obbligo del­le più impor­tan­ti compagnie.

Il teatro Goldoni di Livorno, sede del XVII congresso del Partito socialista
Il tea­tro Gol­do­ni di Livor­no, sede del XVII con­gres­so del Par­ti­to socialista